16 Agosto 1983

La carriera

Il Cavallo

Panezio

Comprato nel 1972 da Adù Muzzi e Mauro Bernardoni che lo presero come “resto” poiché la punta di diamante era tale Pitagora. Tuttavia Pitagora andava a dritto, mentre Panezio diventò quello che conosciamo. La particolarità di Panezio era che, a detta di tutti, fino a che era dentro all’entrone era un ciuco, col capo basso e senza energie; ma appena usciva dall’entrone, con solo una nerbata nel culo si rinvigoriva e cambiava completamente attitudine. Come diceva Adù Muzzi, Panezio era un cavallo che sapeva leggere e scrivere e Mario Pianigiani detto “il Gratta” lo porterà nella Giraffa per passare alla storia.

Il Fantino

Giovanni Antonio Casula detto Moretto

Fantino della Giraffa dal 1980, corse la prima volta con Umanità nell’agosto 1980 senza grandi emozioni. Sardo di provenienza, personaggio molto chiuso e riservato, nonostante la giovane età (è nato nel 1958) e il Palio di luglio un po’ sottotono, fa una gran corsa e porta il palio in Provenzano. Da 12 anni senza vincere, con Panezio nella stalla, si sente dire che anche il grande Aceto sarebbe venuto a montare; ma con decisione e responsabilità il Capitano Romano Rossi e il suo staffa decidono di dare fiducia a Moretto.

La Dirigenza

Il Capitano Romano Rossi e mangini trovarono il coraggio, nonostante le avanche ricevute da Aceto, di confermare sul “vecchio nano” Panezio il Moretto. Una presa di posizione importante, anche in virtù dei 12 anni di astinenza dalla vittoria, che per la Giraffa sono un lasso di tempo importante. Di Romano è celebre la sua giacca a righe bianche e rosse, amata dal popolo di Provenzano e fortemente temuta dalle altre consorelle.

Priore Mario Tanganelli, vicari Enzo Pasquini e Franco Fontani. Mario fu personaggio di indubbio spessore giraffino e senese, fratello di Bubi (professionalmente Tambus), e babbo di Avio e Serena. Già proprietario della famosa trattoria Tullio Tre Cristi e punto di riferimento negli anni ’50, ’60 e ’70 di fantini e dirigenti, riuscì nell’impresa di riunire le vecchie generazioni giraffine dell’immediato dopo guerra con quelle più giovani che avrebbero poi portato alle vittorie degli anni ’90.

La Comparsa

Composizione figuranti

  • Tamburino – Pier Francesco Tanganelli
  • Alfieri – Riccardo Rossi e Massimiliano Senesi
  • Duce – Aldo Brocchi
  • Uomini d’arme – Rodolfo Alberti e Andrea Stefani
  • Paggio Maggiore – Francesco Franchi
  • Paggi porta insegne – Mario Fusi e Gianni Neri
  • Palafreniere – Massimo Bartali
  • Soprallasso – Giorgio Santi
  • Barbaresco – Francesco Fusi
  • Capo popolo -Fabio Corsini
  • Popolo – Luca Anichini, Paolo Brogi, Roberto Grassi, Luca Lusini, Paolo Mantovani, Marco Tuveri

Il racconto

Mao

Moretto con Panezio, anziché alzare il nerbo al bandierino, continua imperterrito a nerbare il cavallo e arriva all’altezza dei barbareschi. Il barbaresco, Mario Pianigiani detto il Gratta, ebbe paura che la rivale di allora, il Bruco, potesse fare un agguato al fantino vittorioso e intimò allo stesso di ritornare rapidamente indietro. Al che, Moretto appena vinto il Palio, ritornò al galoppo verso il palco dei capitani.

Il Drappellone

Il drappellone, bellissimo, del Vespignani è tutt’oggi uno dei più interessanti esempi di arte paliesca. La particolarità è che la Giraffa compare al centro del cencio, come se fosse stata aggiunta in un secondo momento dopo che l’artista l’aveva dimenticata nella fase preparatoria dell’opera. In molti hanno visto in questo fatto un segno più che tangibile della vittoria biancorossa.

Il Numero Unico

Si inizia a cambiare la struttura del numero unico con un largo inserimento di foto e vignette. In una contrada come la nostra, si riesce ancora a premiare il singolo nell’immagine e nell’articolo, ma le vignette sono piuttosto audaci vista anche la rivalità con la nobile contrada del bruco. “Per forza e per amore” è un numero unico a colori che sposta l’attenzione sul colore delle immagini e su un’impaginazione molto moderna.

Il Giubilo