24 settembre 1967

La carriera

Il Cavallo

Topolone

Che dire di Topolone (alias, Ettore, Eucalipto e Dragone) sette volte vittorioso di cui due nella Giraffa. Il bombolone, portato in sorte da Alberto Puccetti, instillò grande entusiasmo nel popolo e fece credere da subito nella vittoria.

Il Fantino

Saro Pecoraro detto Tristezza

Fu questa la sua quarta vittoria. Straordinario fu il suo arrivo a mani alzate che suggerì il titolo del numero unico. È ormai leggenda, che Saro fu convinto a ripartire dopo qualche cognacchino le cui conseguenze forse determinarono la modalità dell’inusuale arrivo. Ha vestito quattro volte il giubbetto della Giraffa. Indimenticabile il suo atteggiamento con la sigaretta in bocca, uomo di poche parole restato amico della Giraffa partecipando alle nostre feste per le successive vittorie.

La Dirigenza

Squadra vincente non si cambia: questa formazione ottiene il primo successo di un trittico ponendo fine ad un incubo. I pessimisti dicevano che non si vinceva più. Effettivamente gli anni trascorsi dall’ultima vittoria furono assai difficili: Gaudenzia battuta dal maltempo nel luglio 1956, cocente sconfitta nel settembre 1960 con Rondone e Salomè. Anche l’avvento del Solitario, che indossò il giubbetto ben quatto volte, non dette risultati positivi. Solo Canapetta, nel luglio 1966, fece sorprendentemente tre giri in testa con un modesto Falco che cedette solo all’ultimo S. Martino, prestazione che fu preludio di questa vittoria.

La Comparsa

Tamburino: Antonio Tondi
Alfieri: Romano Rossi e Fabrizio Beati
Duce: Aldo Brocchi
Uomini d’arme: Fabio Corsini e Paolo Tognazzi
Paggio maggiore: Sergio Maffei e Claudio Moretti
Palafreniere: Avio Brocchi
Barbaresco: Fosco Guiggiani
Popolo: Stefano Casini, Claudio Baiocchi, Gianni Neri, Massimiliano Fraticelli, Gianluca Tanganelli, Duccio Nassi

Il racconto

 Aldo, Enzo e Alberto

Furono quattro giorni molto intensi, dopo l’assegnazione la contrada era carica e fiduciosa, ma non mancarono le emozioni. Lo scontro alla Croce del travaglio dopo la cena della prova generale e il rapimento del palio dalla chiesa di S. Vigilio avevano già portato l’adrenalina a mille, ma il bello doveva ancora avvenire durante la corsa. Un episodio particolare da ricordare riguarda quei giraffini che erano soliti aspettare la fine della corsa in fortezza: i più assidui Aldo Mantovani, Enzo Pasquini e Alberto Puccetti. Ci riferirono che quando il silenzio scendeva in piazza si estendeva all’intera città e solo dopo la partenza si sentiva l’urlo forte della folla che seguiva lo svolgimento della corsa. In questa occasione intuirono l’annullamento della partenza per lo scoppio del mortaletto e in seguito più nulla. I nostri protagonisti, ignari che il mossiere si era allontanato ritenendo buona la mossa, che Saro arrivato lanciato a S. Martino nel tentativo di fermarsi era caduto insieme al cavallo rimasto impigliato con le zampe sotto i materassi, che i cavalli e fantini erano rientrati all’entrone per decidere il da farsi, non sapevano che pensare durante la lunga attesa mentre si stava facendo buio e temevano il peggio. Finalmente dallo scoppio del mortaletto capirono che si tornava al canape per correre e questa volta la mossa fu veloce per la notte incombente. La carriera non ebbe storia con la Giraffa prima per tre giri e la sofferenza per chi era in piazza si trasformò in gioia immensa. Ma i nostri protagonisti erano ancora ansiosi di conoscere l’esito e appresero la notizia della nostra vittoria, mentre stavano correndo verso Provenzano. Solo in seguito appresero quanto accaduto durante la lunga attesa: l’invalidazione della mossa; il tentativo della Giraffa di rimandare la corsa al giorno successivo, temendo conseguenze negative per la caduta del cavallo e del fantino; la sostituzione del mossiere con il brigadiere delle guardie di città.

Il Drappellone

Drappellone di Bruno Marzi dedicato al 49° congresso della società italiana per il progresso delle scienze che si svolse a Siena per la terza volta. Il 28 settembre 1862 aveva vinto l’Onda e il 25 settembre 1913 ancora la Giraffa. Una gigantesca statua di Minerva, armata di lancia con una civetta nella mano sinistra sovrasta la città di Siena e sullo sfondo un cielo azzurro con la luna, il sole, i segni zodiacali e il simbolo dell’atomo. Ma il cencio vinto, quello che fu calato dal palco dei giudici al popolo festante è quello bianco con il bozzetto conservato nel museo accanto all’originale.

Il Numero Unico

Il “SENZA MANI” molto tradizionale anche se assume una impostazione più moderna rispetto al passato, con maggiori fotagrafie di cui alcune a colori. Tante vignette e caricature tutte di giovani giraffini, Novello Manganelli, Marco Tanganelli, Luciano Cafarelli, Salvatore Bocci e l’indimenticabile “Bubi”. Fra le foto dei protagonisti fanno capolino le future generazioni: Pier Francesco che muove i primi passi e “Lello” appena nato. Tradizionali i testi sui protagonisti e i ricordi di personaggi del passato, il tutto condito con una benevola ironia nei confronti delle consorelle sconfitte. Originale la copertina con l’occhiello da cui si intravede il dietro dell’angiolino dell’affresco sul soffitto della sala delle vittorie, consapevoli che questa volta la fortuna ci aveva ricompensato della precedente sorte avversa.

Il Giubilo